Domenica 14 settembre 2025, dopo nove anni dal terremoto, la MADONNA DELLA MISERICORDIA potrà ritornare a splendere nel bellissimo SANTUARIO DI PETRIOLO.
La statua lignea del 500 arrivò per un caso o per volontà divina, a Petriolo.
Secondo la tradizione, nel settembre del 1525, giunse nella chiesa della Misericordia di Petriolo proveniente dall’Abruzzo, trasportata da un carro trainato da buoi, i quali, arrestatisi proprio dinanzi alla chiesa petriolese, non vollero più proseguire nel tragitto. Il popolo, cogliendo in questo un segno miracoloso del volere della Madonna di restare, portarono festanti la statua all’interno del luogo sacro.
Nel corso dei secoli, alla Madonna della Misericordia, è stata attribuita una protezione speciale nelle calamità naturali e nelle epidemie.
Tuttora è venerata ed onorata da tutto il popolo petriolese e fuori regione.
Una copia della statua lignea, per motivi pratici e di sicurezza, è stata riprodotta, servirà per evitare che si possa rovinare l’originale del 500 che è sotto la protezione dalla Soprintendenza delle belle arti. Quindi non ci accompagnerà più nelle varie esposizioni e processioni in divenire.
Una rievocazione della venuta della MADONNA DELLA MISERICORDIA avvenne nel settembre del 1976, quella fu per l’anniversario della incoronazione a regina del paese.
Sono passati 49 anni, domenica 7 settembre, è avvenuto il quinto anniversario della venuta della statua.
La rievocazione bellissima ha portato la MADONNA DELLA MISERICORDIA per un tratto delle vie di Petriolo.
Un carro con i buoi e sopra la nostra REGINA DEL CIELO, è arrivata in piazza Umberto I, accolta dalla popolazione fedele per sempre.
La sottoscritta non è una fotografa, ma alcune foto serviranno solo per documentare un bellissimo evento, che comunque resterà sempre in chi l’ha vissuto.
Chiedo scusa, ci penserà la MADONNA DELLA MISERICORDIA a farsi amare nonostante una cattiva qualità delle foto.
VIVA MARIA E CHI L’HA CREATA
L’arrivo in piazza Umberto I Un interprete della ricostruzione della venuta della Madonna della Misericordia al castello di Petriolo Popolane del Castello La profezia I Signori del Castello La Statua copia dell’originale viene condotta alla piazzetta del Santuario Il popolo accompagna la Statua Fine della ricostruzione storica della venuta della MADONNA DELLA MISERICORDIA a cura della compagnia teatrale di PETRIOLO
Lu crustìngu, dolce tradizionale petriolese, pochi lo conoscono, basta fare cinque chilometri ed è sconosciuto, ne fai alcuni di più invece lo preparano e lo apprezzano. Ha diversi nomi dialettali, uno più buffo dell’altro. Mi capita che qualcuno mi chieda come si faccia, ma appena racconto gli ingredienti ed il lungo lavoro, ci rinuncia. Come al solito ringrazio anche quest’anno Dio per avermi dato la vita e la forza di tramandare questa tradizione, Natale non è ancora arrivato, non si sa mai se ci arriverò, intanto lu crustìngu i miei ce l’hanno assicurato. Non tocco ferro, non sono superstiziosa, domani o poi domani si vedrà. A me piace fare le cose a modo mio, perché allora non unire due ricette insieme? La pasta frolla alla cannella, tanta ma tanta, dentro il ripieno fatto di crustìngu. È uno strudel crustìngu. Tanti fichi, noci, mandorle, nocciole, uvetta, bucce di arancia, cannella, caffè, creola, mistrà Varnelli, cioccolato fondente, per la devozione come raccontavano le nostre mamme, un pizzico di farina e di mais, segno del raccolto avvenuto la stagione precedente tutto insaporito dalla Sapa che ho fatto al tempo della vendemmia.
Per la ricetta cercate sia la pasta frolla qui che come fare lu crustìngu in questo diario.
La pasta frolla è arricchita da tanta buona cannella, noi l’abbiamo comprata scegliendo la migliore che sarebbe quella di Ceylon, si trova su Amazon.
Ho arricchito il dolce con pezzi di croccante fatto con noci, nocciole e mandorle e bucce di arancia caramellate .
Per farle basta mettere un po’ di acqua e abbondante zucchero in una padella, farlo sciogliere e rapprendere un po’, unire la frutta secca e mescolare fino a raggiungere lo stato di caramello.
Per le bucce di arancia di fa lo stesso procedimento, mescolando fino ad avere le bucce lucide e croccanti.
Una ricetta tanto antica e tanto buona che per la festa dei Morti nelle nostre case a Petriolo, non può mancare.
Tanto più in là non è usuale preparare questo saporito piatto, però grazie a CARLO NATALI dell’orastrana, qualche chilometro in più lo sta facendo diventando così più conosciuto.
Vale la pena provare a farlo, vi stupirà di certo.
L’autunno è arrivato, fa molto freddo per essere ai primi di ottobre.
Piove spesso, la notte è bello dormire con la trapunta che sa di fiori di lavanda raccolta nel nostro orto giardino scapigliato.
La lavanda quest’anno è bella rigogliosa, nell’aiuola lunga e stretta davanti la nostra casa, è rimasta solo lei a farci compagnia.
Non esistono più le viole acciocche che delimitavano i mattoni, in primavera erano bellissime con il loro colore viola. Me le invidiavano tutti, c’erano dei bellissimi cespugli di rose rosse, arancioni e gialle.
Sono passati molti anni, anche per noi ormai si fanno sentire ogni giorno di più.
Per il capo della famiglia, sì il capo, perché sapeva solo lui potare le rose e ne era orgoglioso e geloso, le forze sono quasi esaurite, la malattia, la lontananza dei suoi figli, lo hanno reso apatico, senza più spunti di iniziativa ed interesse per niente. È molto triste e arrendersi per noi non è facile.
Pure gli alberi della frutta non esistono più, albicocche, prugne, mele, pere, ciliegie tutti passati a miglior vita. Resistono gli alberi di caki, delle nespole e dei fichi. Quest’anno è stata una stagione buonissima ed abbondante per loro.
Lui il capo, da solo e qualche volta aiutato con mio figlio Maurizio, ha raccolto ceste e ceste di fichi, tanti meravigliosi e dolcissimi fichi.
Ne ho usati per molti piatti, dall’antipasto, ai primi piatti, ai secondi e nei dolci.
Non è mancata la marmellata, tanta, tanta da non saper più dove metterla.
Ecco vi racconto lo strudel con i fichi. La ricetta è semplice, invece della pasta matta, ho preferito fare la frolla che lo rende più croccante e dolce, non ho più preoccupazione per quello che mangio, tanto prima o poi ci penserà il buon Dio e pur mettendoci tutta la buona volontà e le mille accortezze per una buona alimentazione, non cambierà il risultato finale. Fatalista? Può darsi, ma raccontiamo il dolce che ci accompagnerà all’inizio dell’autunno.
Lavanda Fichi fichi ed il mio pane naturale PomodoriniHibiscus CachiRose
Queste sono le mie marmellate, non sono tutte, ho difficoltà pure a sistemarle nella vecchia credenza rossa di Peppa.
Saranno cavoli per chi resterà se dovessi partire improvvisamente.
Le regaleranno, le venderanno o le porteranno alla discarica 😂
Le mie marmellate
Le marmellate di fichi direttamente dall’albero
INGREDIENTI
PER LA FROLLA 500 g farina 00 250 g burro freddo 165 g zucchero semolato 2 uova intere Scorza grattugiata di 1 limone bio 2 g sale
PER IL RIPIENO Una bella quantità di fichi se volete farlo grande, io ho preferito farne due uno anche con le mele e le nocciole 3/4 cucchiai colmi di pangrattato io ho messo alcuni biscotti digestive perché il pane non ce l’avevo 2–3 cucchiai di zucchero semolato
cannella vaniglia a piacere
PROCEDIMENTO
Nella ciotola della planetaria con la foglia lavoriamo la farina setacciata con il burro freddo a cubetti fino ad ottenere una sabbia grossa, la possiamo fare anche a mano sulla spianatoia. Uniamo lo zucchero, sale, scorza di limone e le uova. Lavoriamo fino a ottenere una palla liscia e omogenea. Avvolgiamo con pellicola e lascia riposare in frigo almeno per un’ora.
Ora tocca ai fichi che bisogna tagliare in due, li mettiamo quasi a caramellare o in forno a microonde con la funzione crisp o in padella con succo di limone e zucchero a piacere. Dobbiamo farli appassire e fargli assorbire lo zucchero. Se lo facciamo nel piatto crisp li mettiamo sopra alla carta forno, unendo zucchero e cannella, li facciamo cuocere fino allo assorbimento dello zucchero.
Lasciamo che si raffreddino
Stendiamo la pasta frolla sopra alla carta forno, infarinata e dobbiamo ottenere una sfoglia sottile sottile.
Mettiamo sopra metà della sfoglia i biscotti sbriciolati, i fichi a fila, non disordinati, ma uno vicino all’altro, aggiungendo cannella e biscotti sbriciolati. Chiudiamo bene mettendo l’altra metà della sfoglia sopra il ripieno lasciando la chiusura da un lato o sinistro o destro, come vi sta più a mano. Spennelliamo lo strudel con l’uovo sbattuto e spolveriamo di zucchero e cannella. Mettiamolo a cuocere a 170/180 gradi, dipende dal proprio forno, non deve essere troppo forte. Ci vorranno dei 35/40 minuti, deve diventare durato e croccante.
Lasciamo che si raffreddi prima di servirlo.
L’altra metà della pasta sfoglia l’ho farcita con le mele, le nocciole la cannella che potete cambiare a vostro piacimento.
Buona vita, buono strudel di fichi e soprattutto buon AUTUNNO 🌹❤️
Uno con i fichi e l’altro con le mele ele nocciola I due strudel spennellati con l’uovo sbattuto Ecco come devono essere messi i fichi, solo da un lato e coperti con l’altro lato di pasta frolla Il taglio dello strudel con i fichi
LA MADONNA DELLA MISERICORDIA FA RITORNO AL SANTUARIO DOPO NOVE ANNI. A CAUSA DEL TERREMOTO ERA STATO CHUSO PER LE LESIONI RIPORTATE
Venuta d’ Abruzzo, Sei madre, sei stella, Speranza, mercè. Il santo fervore Che aleggia, Maria, Non senti e l’amore Che brucia per te ?..
Oh, quanti tesori Donasti al paese !…. Da mali, da orrori Per te ei scampò. Proteggi, Regina, Ognor questa terra; Profondi, o Divina, Di grazia ogni ben
Con gaudio celeste, Che infiamma, che innalza, Che ogni anima investe Di un lembo di ciel, Un’aurea corona Di gemme soffusa Quest’oggi ti dona Un popol fedel.
Inno per l’Incoronazione della Madonna della Misericordia di Petriolo composto nell’Agosto 1946 dal Maestro Giovanni Ginobili.
Il Maestro Giovanni Ginobili (Petriolo 1892 – Macerata 1973), ci ha lasciato diverse pubblicazioni stampate a spese proprie pur di tramandarci il dialetto, usi, costumi e leggende.
OGGI POMERIGGIO LA MADONNA DELLA MISERICORDIA FINALMENTE HA VARCATO LE PORTE DEL SANTUARIO A LEI DEDICATO CHE SI TROVA A PETRIOLO IN PROVINCIA DI MACERATA MARCHE
Emozione e commozione grandissime
Un ringraziamento oltre a tutti quelli che hanno saputo fare questo grande lavoro, va a Dio che ci ha fatto dono di vivere e trasmettere questo meraviglioso momento!
Buona vita, buon cammino insieme alla Nostra Mamma Celeste ❤️
La mia créscia fojata salata, ricetta tradizionale delle nostre parti, una specie di strudel con una sfoglia neutra e salutare, fatta con la farina, olio extravergine d’oliva, sale e acqua calda. Tirata sottilissima con le mani, l’ho ricoperta di pomodorini datterini, le mie zucchine ed emmentaler ed origano. Una cottura veloce fatta al forno a microonde con la funzione crisp.
Vi assicuro che è croccante e buonissima e soprattutto velocissima.
La ricetta della sfoglia è descritta sopra, per fare la versione salata, dopo aver steso la pasta prima col matterello e poi con le mani, la ricopriamo con i pomodorini datterini, zucchine a fettine saltate con la cipolla per pochi minuti, e fette di formaggio emmental o pecorino. Io l’ho cotta sul piatto crisp a microonde, ci sono voluti 7/8 minuti, ma la possiamo cuocere in forno trans 180 gradi per il tempo che ci vuole ad ottenere una cottura croccante e dorata.
Ognuno conosce il proprio forno e quindi sa regolarsi bene.
Buona vita, buona créscia fojata con le verdure ❤️
Passa il tempo, purtroppo se ne ha sempre meno a disposizione per fare e scrivere le nostre ricette!
I Vincisgrassi eretici, certo non sono i classici marchigiani quelli con il sugo di carne varie e besciamella.
I Vincisgrassi eretici sono vegetariani, cremosissimi, adatti anche per il periodo pasquale e di giorno di astinenza dalle carni.
Ci vuole un po’ di tempo ma vale la pena farli.
Perché questo si che è amore vero!
Fattela una bella pirofila di Vincisgrassi eretici! E che ci metti di buono?
La pasta all’uovo fatta in casa, broccoletti pugliesi, zucchine e zucca questa è essenziale per ottenere una colorazione “aranciata”, ricotta, yogurt greco bianco, parmigiano reggiano, emmentaler, buccia di limone e noce moscata.
Fai sólà dopo sólà e metti in forno.
Buonissimi e golosissimi, la domenica si chiude qui!
Allora vi racconto come si fanno i Vincisgrassi eretici.
Ho fatto la pasta all’uovo che ho tagliato sottile e a strisce e sbollentate nell’acqua di cottura delle verdure, che erano i broccoletti e la zucca tagliata a cubetti.
L’ho stesa sopra la tovaglia per farla asciugare.
Ho insaporito le zucchine e la cipolla con olio extravergine d’oliva e sale.
Ho lavorato la ricotta, lo yogurt bianco greco con il sale, il parmigiano reggiano, l’emmentaler, la buccia di limone e la noce moscata. Ho aggiunto le zucchine, i broccoletti e la zucca che ho frullato per ottenere una crema mescolandola con l’acqua di cottura per renderla arancione, vi ricordo che dobbiamo avere un composto che deve essere assorbito dalla pasta in cottura.
Ho preso una pirofila, ho versato la crema di verdure e ricotta, ho steso sopra la pasta e ho fatto strati sopra strati finendo con la stessa crema.
Ho fatto cuocere a forno ventilato a 160 gradi coprendo la pirofila per i primi 10 minuti con un foglio di alluminio.
Ho scoperto la pirofila ed alzato il forno a 180 gradi facendo finire la cottura quando la superficie si presentava dorata e croccante.
Per i minuti complessivi bisogna regolarsi con il proprio forno.
L’ho serviti caldissimi, vi assicuro che sono goduriosi ed appaganti!
Lu vecchió originale non stava bene, ha passato la festa di S. Andò rannicchiato sul pagliericcio, chissà che pena avrà avuto per il mancato giro a portare mandarini e colori ai suoi amati bimbi!
È andata ormai, noi gli auguriamo che guarisca presto e possa tornare presto a fare lu vecchió il prossimo anno.
Abbiamo sostituito lui con lu vecchió trovato per strada, barba e capelli bianchi senza tabarro, aveva un sacco di yuta quasi vuoto. Quindi o lui o niente per Ettore e Sara Futura.
Nonna Anna Maria non l’ha lasciato andare a stomaco vuoto, un dolce che sa di casa e di festa gli ha fatto mangiare senza tanti complimenti e sceneggiate, una fetta a lui ed una a tutti.
Burro, zucchero di canna, latte, tanta cannella, uova di galline felici, farina e lievito.
Ciao, ciao vecchió e nuovo vecchió.
Questa è la ricetta del dolce de lu vecchió.
Ingredienti
125 g di burro morbido
120 g di zucchero
cannella
3 uova (taglia M (temperatura ambiente)
120 ml di latte (temperatura ambiente)
225 g di farina multiuso
1/2 cucchiaino di lievito in polvere
1 pizzico di sale
buccia di arancia
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
Per il ripieno alla cannella:
50 g di zucchero di canna
1/2cucchiaino di cannella
1 cucchiaino di farina
Buccia di arancia
30 g di burro fuso
per spolverare:
• Zucchero a velo
Preparazione
1. Preriscaldare il forno a 180 ° statico o se ventilato a 160 ( regolarsi con il proprio forno)
Lavoriamo il burro morbido con lo zucchero, uniamo un uovo alla volta, la cannella, la buccia di arancia un pizzico di sale, il latte ed infine la farina con il lievito.
Per il ripieno
In una ciotola lavoriamo il burro morbido con lo zucchero di canna, la buccia di arancia, la farina e la cannella.
Foderiamo uno stampo da plum-cake con la carta forno, versiamo tre quarti della metà del composto, lasciando cadere sopra
la crema al burro con la cannella che abbiamo lavorato. Ricopriamo tutto con il restante composto e con una forchetta lavoriamo sopra la superficie per far affiorare un po’ della crema di burro e cannella. Questo servirà per ottenere una superficie dorata e croccante per la presenza dello zucchero di canna.
Mettiamo a cuocere per 30/40 minuti, regoliamoci infilando uno stecchino che deve uscire asciutto.
Lasciamo raffreddare e spolveriamo di zucchero a velo.
Noi non abbiamo fatto in tempo nemmeno ad impiattarlo, lu vecchió aveva fame ed era stanco che voleva tornarsene nella sua tana!
Questo è un dolce buonissimo ed anche facilissimo e velocissimo da fare.
Buona vita e buon vecchió sperando in un anno migliore per lui e per tutti! ❤️
Le mie tavole festive sono sempre fatte con la fretta per le molte cose che voglio fare in cucina, non compro niente di cucinato perché a me fa male.
Metto da parte le idee magari suggerite dalle foto che circolano durante tutto il periodo che precede la festa che siano il Natale o la Pasqua.
All’ultimo minuto non c’è niente di quello pensato.
Mi guardo intorno, scendo le tre scale che portano nel disordine del mio non so più come chiamarlo, orto giardino penoso, alzo gli occhi al cielo, taglio con le cesoie i rami dei vecchi abeti che non ce la fanno più, rientro in casa, comincio a pensare cosa fare.
I rami li sistemo sopra la tovaglia, prendo due piccole bottiglie, infilo dentro le lucine ed i rametti, lego il resto e poi?
Mi viene in mente che là nelle scatole ci sono i miei vecchi lavori ad uncinetto, le stelle di Natale, servono anche quest’anno per finire di decorare una parca mensa per sole quattro persone.
Ma, chi c’è però al suo primo Natale?
Ettore con il maglioncino rosso che nonna Anna Maria gli ha regalato, peccato però che non sono più le sue mani a lavorar di ferri!
Il tempo non lascia scampo!!!
Gli altri non ci sono, il mio vecchio sogno di radunare tutti pare non si realizzi. Tre sono i miei figli, con le loro rispettive moglie e marito siamo in otto, sono arrivati i doni più preziosi al mondo e siamo arrivati a dieci.
Per ora nulla si è avverato, mi auguro che il sogno si avveri per la prossima Pasqua, altrimenti non saprei quando, Dio solo lo sa!
È finito il Natale in men che non si dica, avevo preparato tanti buoni piatti, sono quasi tutti nel congelatore, il destino o chi per lui ha deciso diversamente!
Il mio menù di quest’anno era composto da antipasto italiano, pane naturale fatto da me, cappelletti in brodo di cappone fatti da me, bollito, arrosto, verdure e il mio solito tronchetto scomposto!
Buona vita, buon anno ❤️
Decisamente semplice
Il mio bimbo bello Classico antipasto italiano I colori di Natale Il mio ceppo tronchetto di Natale al cioccolato fondente con crema ganache, mascarpone e torrone al cioccolato e pistacchio I miei cappelletti ricetta di casa nostra
Fra le tradizioni dolci antiche, contadine e povere, una volta c’era la pizza de Natà che si dice affondare le sue radici nella tradizione medioevale.
Nel corso della storia culinaria marchigiana si è persa però la tradizione di preparala perché nel frattempo nelle nostre tavole natalizie marchigiane e non solo, sono arrivati i dolci più sofisticati e più ricchi di ingredienti quali il burro o il cacao o il cioccolato.
La pizza de Natà, una specie di panettone senza pretese, era fatta con tutti gli ingredienti che si raccoglievano in campagna alla fine dell’estate inizio autunno. Le noci ed i fichi simboli di fertilità e benessere legati al culto del Dio greco Dionisio, le uvette essiccate al sole nelle nostre campagne, portatrici di fortuna e benessere che solitamente si mangiavano il giorno del primo dell’anno erano gli ingredienti principali. Solo più tardi venivano aggiunti il cacao, il cioccolato, il caffè ed alcuni liquori come il mistrà. Inoltre non mancavano le bucce di agrumi, la cannella, i chiodi di garofano e le noce moscata.
La pizza de Natà assomiglia molto a lu crustingu, quel miscuglio di frutta secca e spezie, infatti dopo aver fatto il primo impasto cioè la pasta di pane, lo si aggiunge per darle più sapore e corporsità alla preparazione.
Nella ricetta originale c’è la frutta secca così senza essere insaporita dalla sapa come invece si fa con lu crustingu, è certamente più corta e facile la preparazione, quindi sta a voi scegliere la via che più vi aggrada.
A noi piace così com’è venuta la pizza de Natà.
La tradizione della cottura della pizza de casció e dóce de Pasqua, come quella de Natà vuole che si usino le pentole di rame alte e strette, quelle stesse appese nella nostra cucina che appartenevano alla nonna Margarita.
Avendo meno tempo di sempre, quest’anno ho fatto la pizza de Natà, in versione veloce senza lievitazione. Il lievito chimico per dolci non toglie niente alla bontà del dolce.
Quindi vi lascio la ricetta della pizza de Natà con lievitazione veloce.
Metterò quando avrò tempo anche quella con il lievito di birra, tanto è un dolce buonissimo che si può mangiare anche tutto l’anno.
Preparazione
La pizza de Natà
Lavoriamo 80 grammi di burro con 80 di zucchero, uniamo due uova, 30 grammi di olio extravergine d’oliva, 300 di latte, una tazzina di caffè, sapa a piacere, due cucchiai di cacao con 300 grammi di farina ed il lievito setacciati. Il composto deve essere morbido, consideriamo che dobbiamo aggiungere la frutta secca.
Uniamo quindi le noci, le mandorle, le nocciole, i pinoli, un goccio di Varnelli, la cannella e le scorze di arancia e di limone.
Versiamo nello stampo foderato con la carta forno e mettiamo a cuocere a 180 gradi statico per 35/ 40 minuti. Controlliamo la cottura con lo stecchino che deve uscire asciutto.
Natale è già passato, sarà festa fino al giorno dell’Epifania, possiamo fare ancora la pizza de Natà per chiudere in bellezza il periodo più bello e gioioso dell’anno!
Buona vita, buona pizza de Natà ❤️
Pizza de NatàLa pizza de Natà tagliata Le pentole di rame dove un tempo venivano usate per la cottura delle pizze de Natà o de Pasqua sia dolce che di formaggio